La biografia e la psicoterapia antroposofica
Dott.ssa Elisabetta Munaro
Rudolf Steiner per primo ha dato valore alla biografia umana sia in senso universale che individuale.
In senso universale, individuando leggi e momenti precisi che ne definiscono il ritmo e danno senso agli accadimenti.
In senso individuale, perché ogni vita è unica e significativa per quella persona che né è protagonista e artefice.
Prima di Steiner ed ancora oggi, nel pensiero comune, si parla di biografia solo riguardo la vita di grandi uomini.
Invece qualunque biografia può essere grandiosa e ogni uomo, ogni essere umano, è un eroe della propria vita nella quale si possono osservare – rilevandoli come in una linea – gli eventi, gli accadimenti, le crisi, i cambiamenti. Ma questa è la “biografia terrena” che acquista senso maggiore se contemplata all’interno di una visione ciclica di rinascite. Nella visione della “doppia biografia” la parte che osserviamo è una manifestazione attuale del nostro Essere, ma non l’unica. Con questa prospettiva facciamo un passaggio importante, da una visione lineare ad una visione circolare in una prospettiva da “morte a nuova nascita” ma anche in una continuità tra linearità e trasformazione.
In questa visione il giorno è paragonabile alla biografia terrestre in cui noi siamo svegli, il qui e ora, e la notte ad una biografia post mortem e prenatale, che ci vede dormienti nella coscienza e che richiede una nostra volontà di comprensione.
Questa circolarità è il karma che dovrebbe essere sempre nello sfondo come chiave interpretativa di ciò che accade, non esaurientemente spiegato con il presente o con la vita in corso.
In ogni biografia c’è un aspetto mobile, flessibile : l’esistere come corpo, i fatti, l’imparare, l’operare nel mondo, il vivere eventi, l’incontrare persone, esserne cambiati, fare delle scelte, assorbire usi e costumi del luogo (l’anima di popolo), emanciparsi, separarsi e soprattutto sviluppare una parte spirituale.
L’incarnazione è un separarsi dal mondo spirituale che trova spinta dal desiderio di tornare sulla terra per vivere degli eventi e crescere spiritualmente, ci sono degli accordi, c’è una regia del nostro Io Superiore, con il quale il terapeuta può lavorare. La posizione che il terapeuta deve avere è di cogliere la realtà che sta dietro il fenomeno. Nella materia va ritrovato lo spirito, nei fatti di una biografia una “regia” superiore.
C’è un’importante differenza tra “fare una biografia” e “fare una psicoterapia”
Due aspetti sono rilevanti : fa la differenza chi è il professionista, quale peculiare metodologia usa e quali strumenti professionali.
E poi qual è la domanda posta da chi chiede di fare la biografia, che a volte può confondere il proprio bisogno.
Ci sono infatti molti corsi sulla biografia, anche a Dornach, in Italia. Ci sono quindi “Biografi” in qualche modo diplomati in questi corsi. E’ importante che non sconfinino dai limiti della loro professionalità, perché così come solo il medico può prescrivere farmaci… solo lo psicoterapeuta può fare psicoterapia. E quindi chi si occupa di biografia deve stare molto attento a non “sconfinare” in ambiti clinici che non gli competono. “Stendere una biografia” è porre in sequenza temporale, in modo descrittivo, avvenimenti, fatti e porli in relazione tra loro secondo un criterio, per poi mettere in evidenza tematiche significative e cogliere relazioni e rispecchiamenti, possibilmente senza entrare in aspetti clinici, senza interpretazioni. Dovrebbe essere un lavoro limitato nel tempo, in una serie di sedute, con l’obiettivo di una migliore autoconoscenza.Chi chiede di fare una biografia è interessato a conoscersi in modo approfondito ma non dovrebbe essere patologico o in disagio psicologico. E’ un’importante qualità del biografo quella di cogliere quando demandare ad altro professionista e per questo è importante che ne abbia alcuni di riferimento.
La psicoterapia ha invece in sè sempre una domanda di cura che riguarda un disagio, la presenza di un malessere, di una crisi, la difficoltà ad affrontare un evento della vita. La biografia è contenuta all’interno di un percorso psicoterapeutico, può essere sullo sfondo, non è subito l’elemento primario ma può diventarne l’esito finale, portando a trovare un senso ed una missione nella vita.
Si parla poi di psicoterapia ”costituzionale” quando deve agire sugli arti costitutivi a partire dai 12 sensi che sono come le fondamenta, se sono danneggiati non si può innestare l’Io.
Il contributo della visione biografica alla visione dell’uomo e alla psicoterapia è importantissimo: si può avere uno sguardo che potremmo definire come “dall’alto”, in cui si guarda alla vita in un’altra prospettiva.
Il paziente è in una posizione “lineare” nel momento della crisi e del dolore, è fissato in un momento, non vede il senso e le possibilità e le necessità evolutive che la situazione richiede. Lo psicoterapeuta dovrebbe avere invece uno sguardo “circolare” e ”verticale”, sapere che il paziente si trova in un punto nella biografia e mantenere lo sguardo verso una natura superiore che pone quell’esperienza in una dimensione evolutiva, di sviluppo personale nel senso della coscienza.
C’è la percezione di un “nucleo interiore” che vive, c’è un elemento spirituale che opera all’interno della vita del paziente e quello che accade è una occasione per ampliare la coscienza.
All’interno della biografia essenziali sono gli eventi, gli accadimenti esterni ma anche i momenti di crisi interna. I punti critici sono fruttuosi se sono compresi come una sorta di “domande formulate” a partire dalle quali si possono intraprendere nuove direzioni.
Steiner dice ne “Il mistero della morte” che “Come qui (inteso in questa vita) si hanno gli occhi per vedere, così, dopo la morte si ha se stessi, la vita vissuta sulla terra, come un organo sensorio cosmico con cui percepire il mondo. La nostra vita terrena è per la nostra vita spirituale ciò che i nostri occhi sono per il nostro corpo fisico. La nostra vita terrena viene per così dire inserita in noi come un organo di senso”.
“Dopo la morte, quando sprofondiamo in una specie di stato di sonno…la coscienza che noi abbiamo…è una coscienza sovrabbondante. Dopo aver deposto il corpo eterico e dopo la visione retrospettiva dell’ultima vita vissuta, siamo dapprima talmente ricolmi di coscienza …da esserne in un primo tempo abbagliati; e l’uomo deve prima orientarsi. Ed egli si orienta guardando indietro alla sua vita terrena e il carattere che in questa sua vita terrena è stato il suo. E’ la conoscenza di sè quella cui deve orientarsi, è da lì che la forza orientativa deve prendere le mosse, ed è partendo da lì che quella che è per così dire la sovrabbondante coscienza verrà attenuata fino al punto in cui l’uomo – secondo quelle che sono state le vicissitudini della sua ultima incarnazione – è in grado di sopportarla”
La biografia terrestre quindi è importantissima e funge addirittura da orientamento dopo la morte, nei mondi spirituali.
In una visione lineare ogni vita si squaderna e si analizza partendo dal momento significativo della nascita e della gestazione, si individuano i passaggi dei settenni, i nodi lunari, i rispecchiamenti, i cicli planetari. In una visione ciclica gli accadimenti, le prove, le difficoltà, i dolori hanno un significato che rimanda oltre la vita apparente e tende all’evoluzione dello Spirito.