Le disconnessioni e la via del trauma e dell’amore
Dott.ssa Giovanna Bettini
In una conferenza sull’angoscia animica del presente, Rudolf Steiner tratta il tema della paura davanti agli ostacoli e ai traumatismi della nostra epoca.
La prevalenza delle forze di separazione e antipatia oggi è a sfavore dello sviluppo animico innestando la sfiducia contraria al compito che l’uomo deve svolgere in questo momento epocale: incontrare coscientemente l’altro.
Si potrebbe dire che la vita stessa e il procedere dello sviluppo della coscienza impongono all’uomo di evolversi. Ma in che direzione ci conduce lo sviluppo della coscienza? Più restiamo ottenebrati e più intervengono fattori di tipo traumatico quasi a spingerci fortemente verso un cambiamento netto e radicale.
In questa epoca la simpatia non viene più portata dall’uomo istintivamente. La paura e la tendenza a rimanere entro schemi e forme precostituite respingono la potenzialità evolutiva, pervertendola anche in forme patologiche.
Oggi gli uomini si “reincontrano” : non si incontrano più per la prima volta, ma tornano sulla terra a re-incontrarsi.Lo sviluppo dell’anima cosciente si rende possibile nel ricordo delle vite precedenti attraverso gli incontri nel presente.
Nell’epoca precedente, dell’Anima Razionale e Affettiva, ci si rivelava istintivamente, cioè incoscientemente, il risultato di precedenti incarnazioni; era una modalità più immediata di conoscersi. Oggi il rimanere “sognanti” favorisce l’insorgere di traumatismi che spingono verso destabilizzazione e conseguente necessità di risveglio. Istintivamente oggi siamo portati all’antipatia e quindi alla non-integrazione, siamo cioè, potenzialmente traumatici e in un certo senso “portatori di trauma”.
Traumatici divengono gli improvvisi cambiamenti, i duri eventi, le prese di coscienza. D’altra parte l’anima cosciente non si svilupperebbe se non incontrasse ostacoli.
I “comportamenti sognanti” di oggi, pertanto, conducono a bruschi risvegli che possono assumere una valenza traumatica. L’uomo, deve infatti operare attivandosi e sviluppandosi individualmente: accogliere-interiorizzare-attivare. Nell’ambito della cura e dell’intervento di aiuto non è più il tempo di terapie regressive, a stampo ipnotico, ma si fa sempre più evidente la necessità di interventi per valorizzare l’elemento biografico, individuale.
Mancando il “senso sociale” per via istintiva di sangue (o si potrebbe dire “naturale”) e potendo insorgere solo nella libertà con l’attivazione individuale, anche gli aggregati sociali di vecchio stampo, quali le nazioni, risultano d’ostacolo allo sviluppo del nuovo interesse per l’altro.
Il nazionalismo si evidenzia come una forma di comunità derivante dalla consanguineità e oscura il cammino dell’individualismo etico.L’individuo, entro il sistema delle nazioni, non è visto, infatti, per ciò che egli è ma viene posto in relazione all’immagine di un certo raggruppamento.
Così hanno l’aspetto di ostacoli anche le istituzioni religiose, le quali raggruppano anime, impedendo al Cristo – con l’applicazione di dogmi -di manifestarsi nell’individualità singola.
Grazie alla Scienza dello Spirito, che non si presenta sotto forma di religione, incontriamo Esseri Spirituali che ci aiutano nel superamento dell’autorità dogmatica al fine di formulare giudizi individuali.
Dalla fine del secolo XIX è cambiata la costituzione dell’essere umano.
Nell’antichità la connessione degli arti costitutivi, della parte spirituale dell’uomo, era molto più allentata; il Corpo Fisico era sulla terra ma la parte spirituale era in cielo e tutti erano chiaroveggenti. Gradualmente gli arti costitutivi si sono avvicinati e compenetrati e la chiaroveggenza è scomparsa. Allorché Fisico ed Eterico hanno sempre più coinciso la coscienza è divenuta sempre più esatta.
Dalla fine del XIX secolo, però, questa condizione di connessione tra gli arti costitutivi si sta di nuovo allentando. Questo allentarsi degli arti costitutivi procura più facilmente traumatismi.
Il “male” dalla fine dell’ottocento si mostra nel mondo senza maschera e l’invasione delle informazioni, tramite i media, ci tira fuori dal corpo portandoci solo nella sfera del capo. Le immagini dai media ci fanno sentire nella nostra testa l’impotenza, perché nella testa non riusciamo ad agire, non riusciamo a fare nulla con le informazioni di tipo intellettuale. L’educazione scolastica educa oggi solo nella testa, manca l’educazione del cuore e delle gambe.
Il trauma interviene interrompendo la continuità di vita di un soggetto, eccedendo l’ambito delle esperienze normalmente prevedibili e può’ minacciare la coscienza nella sua integrità. “Non integrabile” è la parola chiave relativa alla qualità traumatica di un evento perché tende a provocare una rottura di un sistema. L’aiuto a quella individualità, traumatizzata, segnata dall’evento, come colpita da fuori, dal mondo, diventa il cercare il lato costruttivo di un accadimento tragico, l’evento-necessità per evolvere. Il traumatismo richiede quindi l’aiuto dell’altro.Difficilmente possiamo pensare che uno shock possa essere superato senza uno sviluppo narrativo, senza un dialogo continuativo, un intervento di assistenza immediato, di emergenza e poi più prolungato e ampliato in varie forme. Calore innanzitutto, ascolto, contatto, amore.
Se l’elaborazione del trauma non raggiunge un esito favorevole con l’ampliamento della coscienza, ci si potrebbe trovare davanti ad un fenomeno dissociativo. Spesso il carattere traumatico consiste infatti in un contatto molto ravvicinato con la soglia della morte a cui ci si accosta in modo brusco e repentino. La sicurezza di sé e della propria identità può raggiungere un livello di impotenza. Rimane, per così dire, una sorta di “corpo estraneo”, che può calarsi fino al livello organico.
La tendenza è la rimozione.Quindi, da un lato lo si deve ricordare, riportare alla mente per l’elaborazione, dall’altro lo si tende a rimuovere perché provoca dolore.
I fattori che riaccendono il ricordo – definiti “trigger” – insieme ai sintomi, causano ansia, chiedendo di venir portati alla luce della coscienza e sono spesso ignoti al soggetto che li subisce. Ciò può causare meccanismi di adattamento distruttivi o autodistruttivi. Anche gli attacchi di panico sono spesso un’espressione di reazione non cosciente ai fattori che scatenano il ricordo stesso del trauma.
Rudolf Steiner ci insegna le due vie verso l’esterno e verso l’interno.La prima è la via del nord, del trauma e va curata con l’amore, la seconda è la via meridionale, che va verso gli organi e va curata con la saggezza. Tutto ciò che vive intorno a noi è saggezza, mentre il volto interno del mondo è l’amore.
Steiner ben descrive come l’Io si ancora al Corpo in punti precisi e può essere da questi svincolato. Fattori traumatici possono causare delle DISCONNESSIONI, disancoramenti, che sono più o meno gravi e risanabili a seconda della fascia di età in cui intervengono.
Si parla di 3 LIVELLI diversi di disconnessione.
Può succedere che per qualche ragione, l’Io venga svincolato dal plesso solare, sua sede di ancoramento, che il Corpo Astrale venga disarticolato dal midollo spinale, che il Corpo Eterico venga staccato dal cervello.
La disconnessione del TERZO TIPO è il distacco del Corpo Eterico dal cervello. In questo livello della fisiologia umana ed evolutiva siamo in una zona profondamente legata alle forze della terra e al regno elementare. In questo trauma vi è l’impossibilità degli Esseri Elementari di portare entro la corporeità infantile tutto ciò di cui ci sarebbe bisogno. Come sintomi in età adulta si hanno movimenti fuori dal controllo, visioni panoramiche, comportamenti ripetitivi.
Con la disconnessione del SECONDO TIPO, Io e Corpo Astrale si sganciano dalle loro sedi. Prima si sgancia l’Io, poi l’Astrale e, se interviene lo svenimento, allora anche l’Eterico. Quando si sgancia l’Astrale, i sintomi sono polari, perché l’astrale vive nelle polarità. Ad esempio possono coesistere pensieri illusori (come escarnazione ) da un lato e ipocondria (come eccesso di connessione al corpo) dall’altro. Oppure si assiste alla comparsa di mania alternata a melanconia. Si esce cosí con il Corpo Astrale nell’ambiente diventando chiarosenzienti ma in modo patologico. Si “apre il fiore di loto a 12 petali”. Rientrare entro la corporeità diventa doloroso e per questo vi sono spesso resistenze nella terapia.
Un trauma nel secondo settennio in cui si sviluppa il sentire e la sfera del ritmo, ostacola lo scendere nella sfera ritmica e l’ancoraggio del Corpo Astrale entro il sistema dei nervi.
La sconnessione di PRIMO TIPO può avere la sua eco in traumi vissuti nel terzo settennio e spesso si ha l’insorgere di una personalità narcisistica. Viene coinvolto il plesso solare, dove l’Io regolarmente si ancora. Quando avviene la disconnessione, ci troviamo principalmente in un disturbo della volontà con ripercussioni in ambito sociale. Dal punto di vista sociale questa sconnessione è la più grave. Si manifesta anche un disturbo del polo digestivo e degli arti e atteggiamenti maggiormente aggressivi, diminuzione di forze immunitarie, disturbi del calore.
La funzione fisiologica dell’Io è infatti il poter determinare la nostra immunità. Soltanto il nostro Io può dire di “no”, attraverso l’Io si può agire sull’immunologia.
Con lo svincolamento dell’Io si evidenzia l’egoismo, la persona diventa subdola, si pone al centro e mette gli altri in ombra.
Se vogliamo curare la sconnessione del primo tipo, che riguarda la disarticolazione dell’Io, dobbiamo chiedere all’uomo di tornare indietro nel corpo, con esercizi della retrospettiva, ristabilendo un buon ritmo giorno-notte, il lavoro sul ricordo, la raccolta della biografia, il diario creativo.
Se non vi è possibilità di incarnarsi entro i tre ambiti o sfere (capo-ritmo-arti) l’essere umano potrà solo sopravvivere. Più in generale la prima connessione ha infatti a che fare con la sfera della volontà e del camminare, la seconda con la vita del sentire e del parlare e la terza connessione con il pensare e siamo per questo connessi con lo Spirito.
Le tre funzioni basilari dell’uomo che si acquisiscono lungo i primi tre anni di vita sono anche custodi di Forze Spirituali, racchiuse proprio al loro interno, come un nocciolo sacro dell’individualità spirituale dell’essere umano e di quello specifico essere umano.
L’elaborazione cosciente del trauma consente l’ampliamento verso gradi superiori di coscienza e i sintomi storici ci mostrano in maniera significativa ed evidente che la strada dell’uomo nel suo processo evolutivo passa molto spesso oggi proprio dal trauma.